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Channel: Gabriella Baldini – Reportage di viaggio di Travel Quotidiano
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Etiopia: viaggio nella Terra dove tutto è iniziato

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Addis Abeba, il palazzo dell’Unione Africana

Un viaggio in Etiopia è un’esperienza che lascia un segno profondo, perché è un paese che presenta diversità e differenze molto significative sia con la nostra cultura sia con gli altri Paesi africani. L’Etiopia è un Paese eccezionalmente bello con una grande varietà di paesaggi, una straordinaria ricchezza di patrimonio culturale e storico, e in più una dimensione di spiritualità che nei nostri Paesi è scomparsa da tempo.

 L’ITINERARIO

Servono cinque ore e mezzo di volo dall’Italia per atterrare ad Addis Abeba, capitale e porta di accesso all’unico Paese del continente africano che ha incontrato il colonialismo occidentale solo per un tempo brevissimo, quello di una Italia che si voleva impero, ma riuscito a esserlo solo per una manciata di anni.  Inizia da qui il viaggio organizzato da ETO, Ethiopian Tourism Organization in collaborazione con Ethiopian Airlines per un gruppo di operatori e per la stampa internazionali. L’itinerario che ci è stato proposto si snoda nella parte settentrionale del Paese e prevede cinque tappe in località molto diverse fra loro ma molto importanti per conoscere aspetti diversi dell’Etiopia.

ADDIS ABEBA

Addis Abeba, il Leone di Giuda simbolo degli imperatori etiopi e dell’Etiopia

Addis Abeba, il Leone di Giuda simbolo degli imperatori etiopi e dell’Etiopia

Addis Abeba è una tipica capitale africana, con uno sky line che mescola grattacieli e costruzioni modernissime, cantieri mai finiti, vecchie case e grandi periferie. Avvicinandosi al centro città dall’aeroporto si ha l’impressione che nessuna autorità abbia diretto la crescita della metropoli, che oggi raccoglie 3,5 milioni di abitanti. Lo si intuisce percorrendo le moderne strade con eleganti viali alberati, che a loro volta incrociano stradine trafficate ed altre ancora in terra battuta che forse diventeranno una strada di collegamento con un centro commerciale in costruzione.

Anche il traffico è tipicamente africano: caotico, inarrestabile a ogni ora del giorno e della notte, in cui convivono grandi camion, automobili biciclette, motorini, autobus che si lasciano dietro nuvole di fumo nero. Non mancano i carretti trascinati da asini e i pastori che guidano le greggi di pecore per niente intimoriti dal traffico che rischia di travolgerli. Nonostante il traffico, il cielo è azzurro, il sole risplende, l’aria è leggera: è questa la benedizione assicurata dai 2400 metri sul livello del mare dell’altopiano su cui è costruita Addis Abeba.

L’area dell’attuale capitale fu scelta nell’Ottocento da Taitù, la moglie di re Menelik II, proprio per la bellezza del suo paesaggio, la salubrità dell’aria e spazi sufficienti per i futuri sviluppi urbani. Quella più antica, sui Monti Entoto distanti da Addis Abeba una ventina di chilometri, è oggi un piccolo villaggio di montagna che conserva la chiesa di Entoto Maryan a pianta ottagonale, non visitabile e riservata al culto della popolazione locale, dove si celebrò nel 1882 la cerimonia di incoronazione di Menelik II.

 La Chiesa di Entoto Maryam

La Chiesa di Entoto Maryam

Nei pressi della chiesa c’è un piccolo museo di oggetti sacri, il primo dei molti che incontreremo lungo il viaggio. Hailé Salassié, l’ultimo imperatore e padre dell’Etiopia moderna, fu invece incoronato nel 1930 ad Addis Abeba, nella Cattedrale di San Giorgio.

Il Museo Etnologico

Il Museo Etnologico

Di grande interesse nella capitale anche il Museo Etnologico ospitato nelle sale del palazzo che l’imperatore abitò fino al 1960.  All’interno, oltre all’area dell’appartamento di Hailé Selassié perfettamente conservata, si trovano sezioni dedicate a diversi temi con gli oggetti della vita quotidiana, alle tradizioni agricole e artigianali, alla vita familiare e agli usi e costumi degli ottanta popoli che abitano l’Etiopia.

 La sala delle icone

La sala delle icone

 

L’ultima sezione è dedicata ad una straordinaria collezione di icone, ritenuta dagli esperti la più vasta e rappresentativa del mondo.  Da non mancare, prima di lasciare la capitale, una visita al Museo Nazionale la cui collezione è considerata tra le più importanti dell’Africa subsahariana, con una sezione molto ricca di paleontologia e una sala dedicata alle riproduzioni dell’ominide Lucy, una delle più antiche antenate dell’uomo vecchia di 3,2 milioni di anni. I fragili resti di Lucy, ritrovati nel 1974, sono conservati in cassaforte e non visibili al pubblico. Prima di partire per il lago Tana alla scoperta dei monasteri costruiti sulle sue rive, abbiamo il tempo per una breve sosta al Garden of Coffee, una delle moltissime coffee House che si incontrano ad Addis Abeba nelle quali si celebra il rito del caffè, che va dalla tostatura alla degustazione della bevanda accompagnata dai dolci della tradizione locale. Durante il nostro viaggio percorrendo le strade dell’altopiano incontreremo le piantagioni di caffè, una delle grandi risorse dell’agricoltura dell’Etiopia.

LA CERIMONIA DEL CAFFE’ – GARDEN OF COFFEE

BAHIR DAR E IL LAGO TANA

Bahir Dar, ad appena un’ora di volo da Addis Abeba, è una deliziosa piccola città costruita sulle rive del Lago Tana, un bacino d’acqua di tre mila cinquecento chilometri quadrati a 1900 metri d’altezza che è anche la sorgente del grande Nilo Azzurro, con gradi viali di palme e giardini rigogliosi.

 Il molo della penisola di Zege

Il molo della penisola di Zege

La grande attrazione di questa amena località, meta di turisti stranieri e luogo prediletto per le vacanze degli etiopi, sono i monasteri costruiti tra la fine del XIII secolo e la prima metà del XIV secolo, sulle sponde e sulle isole che punteggiano il lago. Immersi in una fitta vegetazione tropicale i monasteri conservano all’interno affreschi dai colori intensi e vibranti che raccontano episodi della vita di Cristo e dei santi. Il più bello tra tutti è quello ortodosso di Ura Kidane Meret, di forma circolare con il tetto di foglie di palma, costruito sulla penisola di Zege a mezz’ora di barca veloce da Bahir Dar. All’interno del monastero siamo colpiti dai magnifici dipinti che decorano il Santa Stanctorum, l’area più sacra dell’edificio, che raffigurano le scene tratte dalla Bibbia.

I dipinti del Monastero di Ura Kidane Mhiret

Nel grande giardino che circonda il monastero, i monaci ci offrono un bicchiere di birra preparata con il teff, il cereale tipico dell’Etiopia, fermentata con l’aiuto dei moscerini. Si tratta, ci spiegano, di un procedimento antico e sicuro e noi, per dovere di ospitalità, non possiamo rifiutarci di assaggiarla.

Il mercato di Bhiar Dar

Il mercato di Bhiar Dar

Sopravvissuti al brindisi riprendiamo la barca e ci dirigiamo al mercato cittadino di Bahir Dar dove siamo travolti dalla folla, dai richiami dei venditori ambulanti e dagli odori pungenti delle merci esposte su precarie bancarelle.

GONDAR E I MONTI SIMIEN

Da Bihar Dar servono tre ore di pullman per raggiungere la città di Gondar, situata a 2300 metri di altezza in una valle fertile tra le colline dell’altopiano. Lungo il tragitto non incontriamo né auto né motorini ma soltanto gruppi di persone di tutte le età, abbigliate con grandi mantelli bianchi, che camminano ordinate lungo il bordo della strada con l’incedere sicuro di chi sa dove sta andando. Per noi è un mistero perché non scorgiamo né case né villaggi. Scopriremo, precedendoli nel viaggio, che sono fedeli diretti alla festa per l’inaugurazione di una chiesa di campagna che si intravede tra la vegetazione. La città merita una sosta perché conserva imponenti fortezze e castelli che ne testimoniano la grandezza passata quando, a partire dal 1636, l’imperatore Fasiladas la elevò al rango di capitale del suo regno allo scopo di sfruttare e mantenere il controllo sui ricchi traffici commerciali con le regioni limitrofe: Massaua e lo sbocco sul Mar Rosso a nord-est, il Sudan e l’Egitto a nord-ovest.

 Gondar, Il palazzo di Fasiladas

Gondar, Il palazzo di Fasiladas

Gondar, Fasil Bath

Gondar, Fasil Bath

Il grande Palazzo di Fasiladas, protetto da un alto muro di cinta sorprende per lo stile eclettico, una ben riuscita sintesi di influenze indiane, portoghesi, moresche e axunite. Nel corso della visita al grande e scenografico parco che circonda e protegge il palazzo incontriamo una coppia di sposi venuti qui per le foto di rito. Sorridenti e felici concedono anche a noi uno scatto per il nostro album.

TREKKING SUI MONTI SIMIEN

Parco Nazionale dei Monti Simien

Una pioggia intermittente e nuvole grigie interrotte ogni tanto da squarci di sole ci accompagnano lungo la strada che da Gondar sale a 3600 metri e conduce, dopo tre ore di pullman, ai Monti Simien, uno straordinario altopiano roccioso che regala panorami e vedute mozzafiato. Lo sguardo si perde sugli infiniti pinnacoli e sui canaloni che caratterizzano queste montagne risultato di successive eruzioni vulcaniche e di erosioni di milioni di anni. Per la loro eccezionale bellezza e per la particolarità del territorio classificato come zona afro-alpina, queste montagne che in alcuni punti superano i quattro mila metri, sono diventate Parco Nazionale e patrimonio Unesco per la gioia degli amanti della natura incontaminata.

 i babbuini Gelada

i babbuini Gelada

Continua a piovigginare ma il programma prevede un breve trekking per cercare i babbuini Gelada che qui hanno il loro habitat naturale. Per chi non è abituato a queste altezze respirare normalmente diventa più difficile e, dopo pochi passi, qualcuno tra noi preferisce rinunciare alla salita. Chi è allenato, e non teme le vertigini, può approfittare dei percorsi di trekking di più giorni, organizzati dall’Ente del turismo che gestisce il parco con guide e viveri al seguito, lungo antichi sentieri che collegano ancora oggi i piccoli villaggi ai pascoli e declivi spettacolari.

Axum, La cappella dell’Arca dell’Alleanza

Axum, La cappella dell’Arca dell’Alleanza

 

AXUM E LA LEGGENDA DELLA REGINA DI SABA

Il volo per Axum da Gondar dura un’ora e mezza con uno scalo a Lalibela, la città delle chiese rupestri che vedremo nella tappa successiva del nostro viaggio. Axum ha una storia millenaria che si confonde con il mito. Il regno axunita è stato, affermano concordi gli storici, dal I secolo d. C e per mille anni il più e ricco e potente del suo tempo, mentre non è dimostrato che Axum sia stata realmente la capitale del regno della mitica regina di Saba, che la leggenda indica come la fondatrice dell’Etiopia. Il palazzo che le viene attribuito, un edificio che sorge solitario e imponente in mezzo alla campagna e di cui non si conosce la data esatta di costruzione, molto probabilmente era la residenza di un nobile. Né è dimostrato che ad Axum si trovi l’Arca dell’Alleanza con le tavole della Legge che Menelik, figlio di re Salomone e della regina di Saba, portò in Etiopia da Gerusalemme nel primo millennio avanti Cristo.

La prova dell’esistenza dell’Arca è impossibile da dimostrare: nessuno può dire di averla mai vista perché la cappella dove si ritiene sia conservata è chiusa e protetta da una cancellata inaccessibile, non solo ai turisti ma anche  anche ai fedeli che ogni giorno si recano in pellegrinaggio in questo luogo sacro.

A pochi metri da qui, percorrendo il bel viale alberato di acacie costruito dagli italiani all’epoca dell’Impero coloniale, si raggiunge il Parco delle Stele, dove sorgono enormi obelischi svettanti verso il cielo edificati come pietre tombali e monumenti in onore dei sovrani axumiti.

Il parco delle Stele Settentrionali

Axum, l'obelisco di Roma

Axum, l’obelisco di Roma

Nel parco che ne raccoglie un gran numero si trova la più grande, la n. 2, di quasi 25 metri di altezza e 170 tonnellate di peso, conosciuta anche come l’obelisco di Roma. La stele fu portata in Italia nel 1937 per volere di Mussolini e ricollocata, con le altre nel luogo dove fu innalzata dal potente regno axumita 1700 anni prima, soltanto nel 2005 e festeggiata da trentamila persone accorse da ogni parte del Paese per partecipare allo storico evento.

 

 

LALIBELA E LE CHIESE RUPESTRI, ULTIMA E MAGNIFICA TAPPA DEL VIAGGIO

il paesaggio attorno a lalibela

il paesaggio attorno a lalibela

Il volo da Axum a Lalibela, ultima tappa del nostro viaggio, dura poco meno di un’ora. La città si trova a 2600 metri di altezza e dalla terrazza del Mountain View Hotel, dove pernotteremo una notte prima di rientrare ad Addis Abeba, il panorama sulla valle sottostante lascia senza fiato. Ancora più spettacolare sarà la visita alle chiese rupestri, meraviglie architettoniche lasciate in eredità ai posteri dai sovrani della dinastia Zagwe che regnarono su queste terre tra il XII e XIII secolo.

Le undici chiese di Lalibela, dichiarate Patrimonio Unesco nel 1978, sorprendono non solo per la loro imponenza all’esterno e la raffinata eleganza degli interni, ma anche per la particolare tecnica costruttiva che rimane avvolta nel mistero. La leggenda racconta che alla costruzione delle chiese scavate in profondità e staccate dalle millenarie montagne di tufo rosso che caratterizzano questo paesaggio, abbiano contribuito gli angeli al lavoro di notte e dunque invisibili a tutti comprese le maestranze all’opera durante il giorno.

Lalibela, Chiesa di San Giorgio

Lalibela, Chiesa di San Giorgio

 

Lalibela, pellegrini alla Chiesa di San Giorgio

Frotte di bambini ci accompagnano durante la visita alla più sorprendente tra tutte, la chiesa monolitica ipogea a forma di croce greca di Bet Giyorgis, la casa di San Giorgio patrono nazionale dell’Etiopia. Il sito di grande suggestione e solennità, è meta di migliaia di pellegrini che ogni anno, durante le celebrazioni dell’Epifania, la festività più importante della chiesa ortodossa copta etiope, vi si recano in processione.

 

Il giorno è finito, la luce rosata del tramonto lascia il posto al buio che avvolge le chiese, svuota le strade e accende le luci nelle case. Lalibela sembra sprofondare lievemente nella notte dei tempi.

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